SUPER 8



Alcuni ragazzini, orfani di madre o membri di famiglie disastrate, si riuniscono per girare un filmetto super otto nei pressi di una stazione onde sfruttare il “fotogenico” passaggio dei treni. E assistono allo scontro fra un convoglio ed un’auto che si trasforma in una catastrofe biblica. C’è sotto un mistero, perché interviene l’esercito che fa fuori un sopravvissuto al disastro, fa sparire il contenuto dei vagoni, isola la cittadina per bloccare ogni fuga di notizie ed eliminare “coloro che potrebbero aver visto”. Aver visto che cosa? E si sviluppa una vicenda che assomiglia – e un po’ fa il verso – a tante storie di Spielberg, con alieni in forma di mostri (cattivi?), ragazzini più forti e intelligenti degli adulti, misteriose battaglie urbane e fughe in bicicletta.
Questo film del 2011 unisce il talento produttivo di Spielberg e l’esperienza fanta-realistica di J.J.Abrams, il creatore di “Lost” e altre serie tv, nonché il regista degli ultimi “Star Trek” e “Guerre stellari”. E catapulta lo spettatore in due ore di azione, paura e suspense, sia pure contenute in un ambito un po’ prevedibile. Spielberg – sul suo versante non impegnato, quello per intenderci, dei dinosauri redivivi – sa come ammannire una storia e non deludere lo spettatore, anche in un’operetta a quattro mani come questa che si conclude – e non potrebbe essere altrimenti – con il rituale abbandono del pianeta da parte dell’alieno (buono?) e la vittoria finale dei piccoli. La cosa più singolare e divertente del film sono i titoli di coda, nel corso dei quali viene simulato il filmetto super-otto, in cui i bambini raccontano a modo loro, seguendo gli stilemi del film dell’orrore, una storia di mostri, zombie, e sciagure assai simile all’originale, quasi una metafora.

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