THE DO-OVER



Chi ha inventato la commedia cinematografica? Ma chi ha inventato la commedia tout-court come genere drammaturgico? Senza bisogno di risalire ad Aristotele, Euripide, Plauto & C. fermiamoci alla prima delle due domande. E specifichiamo ancora. La sophisticated comedy, di Lubitch e compagni, che dall’Austria emigra in America, fatta di schermaglie amorose shakerate con qui-pro-quo ed equivoci sentimentali; la commedia di schietta marca USA, basata su gag tipicamente visive, la commedia canoro-adolescenziale alla Deanna Durbin, la commedia comico-sentimentale alla Doris Day, la commedia demenziale alla Jim Belushi o quella erotico-adolescenziale che oggi va per la maggiore. Fra tante varianti si ha l’impressione che da diversi anni a questa parte la “commedia” sia diventata un gioco piuttosto pesante, “spinto” direbbe un vecchio moralista, dove l’erotismo da allusione pruriginosa è diventato smaccata esibizione. 
Quindici righe d’introduzione – forse un po’ troppe – per parlar di “The Do-Over”, commedia targata 2016, che diverte e che, senza essere al top - né “A qualcuno piace caldo” e neppure “Accadde una notte” - ha il raro pregio di puntare su un soggetto più elaborato e articolato di quelli di routine: due amici molto dissimili decidono di far tabula rasa del passato, vestono una nuova identità e vengono travolti dalle avventure per cambiar vita, e di qui, soldi facili, morti inspiegabili, una formula taumaturgica contesa, donne e donnine all’assalto, rovesciamento di alleanze e dei ruoli buono-cattivo, finanche un briciolo – ma solo una dose omeopatica - di patetico. Adam Sandler, protagonista e produttore del film, e David Spade sono i due eroi della storia, contornati da bellezze mozzafiato. 
Volgarità di dubbio gusto – e ce ne sono a iosa – stemperate dal grottesco che ce le fa allegramente digerire. Insomma un film - chiamatelo filmetto se vi fa piacere - divertente, quanto basta. E con l’aria che tira al cinema non è cosa da poco.

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