Cammina cammina sono arrivato alla quarta delle sette stagioni di questa
sit-com ancora in lavorazione, onusta di premi e di imitazioni, che
racconta le vicende di una famiglia allargata, in costante cambiamento
rispetto ai canoni tradizionali della famiglia occidentale.
Tre
famiglie, strettamente imparentate fra loro: l’anziano magnate che ha
sposato in seconde nozze una giovane prosperosa colombiana con figlio a
carico, un agente immobiliare - un ometto alla Homer
- con moglie e tre figli, e poi una coppia omosessuale con piccola
vietnamita adottata. L’elemento di novità rispetto alle tradizionali
situation comedy familiari è dunque costituito dalla presenza della
coppia di genitori omosessuali e dal matrimonio interrazziale, ma
combinati, in ultima istanza, con le caratteristiche della struttura
familiare patriarcale e nel rispetto dei convenzionali ruoli e
stereotipi, senza ricorrere ad ostentati manifesti ideologici.
Scene di
vita non coscritte in un unico ambiente – come avviene di solito nelle
sit-com - ma ambientate in tre villette dello stesso quartiere, e poi le
gite, gli svaghi, le vacanze in comune, le ricorrenze obbligate del
cerimoniale americano, le piccole avventure e le altrettanto piccole
disavventure. Il tutto condito da interventi “in campo” dei protagonisti
che si raccontano e soprattutto si commentano. Uno spaccato umoristico
quanto verosimile di vita quotidiana dell’americano medio e una
definizione grottesca dei diversi personaggi, ma in punta di penna o, se
preferite, di macchina da presa.
Per uno dei creatori, Christopher
Lloyd, una delle caratteristiche della serie è appunto “l'assenza di
cinismo: tutti i protagonisti, anche se possono litigare o prendersi in
giro, alla fine si amano e si prendono cura l'uno dell'altro creando
un'atmosfera genuinamente calda e accogliente.” Ancora una volta la
televisione made in USA ha qualcosa – anzi molto – da insegnarci.
Ho concluso anche la quinta stagione e sono oltre la metà della sesta, della singolare sit-com “Modern family”, con i personaggi che via via invecchiano e i bambini che diventano adulti. Il mix è riuscito a rimanere fondamentalmente costante, con una serie continua di gag assurde o più spesso verosimili, ritagliate addosso ai personaggi-base, quelli che gli americani chiamano “caracters”. In linea generale si può dire che i due gay con la loro piccola in adozione abbiano guadagnato spazio talvolta anche a scapito degli altri e che i figli sono cresciuti in statura ma perdendo la capacità di incidere. Ma gli autori ne inventano sempre delle nuove, talora ricorrendo a trasferte esotiche, talora approfittando delle ricorrenze annuali, a volte ancora imprimendo un ritmo pochadistico o da vecchia comica sennettiana all’azione o moltiplicando i camei riservati alle guest stars, gli ospiti eccellenti.
Ho concluso anche la quinta stagione e sono oltre la metà della sesta, della singolare sit-com “Modern family”, con i personaggi che via via invecchiano e i bambini che diventano adulti. Il mix è riuscito a rimanere fondamentalmente costante, con una serie continua di gag assurde o più spesso verosimili, ritagliate addosso ai personaggi-base, quelli che gli americani chiamano “caracters”. In linea generale si può dire che i due gay con la loro piccola in adozione abbiano guadagnato spazio talvolta anche a scapito degli altri e che i figli sono cresciuti in statura ma perdendo la capacità di incidere. Ma gli autori ne inventano sempre delle nuove, talora ricorrendo a trasferte esotiche, talora approfittando delle ricorrenze annuali, a volte ancora imprimendo un ritmo pochadistico o da vecchia comica sennettiana all’azione o moltiplicando i camei riservati alle guest stars, gli ospiti eccellenti.
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