UNA VITA QUASI PERFETTA


La commedia è un altro dei “generi cinematografici” più frequentati dal cinema di Hollywood. La vecchia commedia sofisticata, alla Ernst Lubitch o alla Mitchell Leisen, rivisitata da Billy Wilder: un genere sublime oggi scomparso. Resta in piedi la commedia con sconfinamenti nell’umorismo pecoreccio dei college o quella affidata a un paio di attori cosiddetti “brillanti”, da Adam Sandler a Ben Stiller. Scampoli di commedia – situazioni, spunti, moduli di recitazione - sono planati nelle numerose sit-com. Questo film, vecchio di quindici anni, fa parte dei miei periodici recuperi. Un’idea non malvagia: un’ambiziosa diva televisiva in carriera riceve da un profeta da strada una terribile previsione: morirà il tal giorno della settimana successiva. E il puntuale avverarsi delle altre  profezie collegate a questa – un risultato sportivo e una grandinata fuori stagione – ne accrescono l’angoscia. Ma, dopo un - prevedibile e meno - seguito di traversie, tutto andrà per il meglio e la ragazza scoprirà che, oltre al successo, esistono altri valori, tipo l’amore. Fra umorismo, satira edulcorata del mondo tv e tenue suspense, il film procede verso il prevedibilissimo e auspicato lieto fine. Che dire di più? Il film scorre veloce, le immagini coloratissime, curioso il personaggino del profeta disegnato da Tony Shalhoub, ma su tutti domina - e deborda - la prestazione di una Angelina Jolie, in versione platinata, affascinante e scatenata. Molto brava, qualche momento intenso e convincente, qualche smorfietta di troppo, il palese tentativo di accreditarsi come attrice brillante, con i necessari e inevitabili risvolti lacrimogeni. Con l’aria che tira c’è di peggio. E poi la regola che un’attrice bella e fascinosa rende più scorrevoli novanta minuti di visione resta sempre valida.

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