Film demenziale, umorismo ebraico: precursori i fratelli Marx con le
loro incursioni inimitabili nell’universo cinematografico. Ma la critica
rispolverò le due definizioni negli anni Ottanta per definire
l’insorgere di un modo nuovo di fare dell’umorismo, che partiva dalla
parodia per arrivare al rovesciamento delle situazioni cinematografiche
attraverso l’impiego velocissimo e moltiplicato delle “gag”, cioè delle
situazioni capovolte in un vorticoso nonsense, secondo
moduli appunto “demenziali”, cioè impossibili, accostamenti bizzarri
nel rovesciamento della logica, anche di quella umoristica. Gli autori
non sono numerosissimi, da Woody Allen, che forse inizia la strada per
poi divergerne, a Mel Brooks i cui film più esplosivi sono compresi fra
il 1974 - l’anno di “Frankenstein jr” - e il 1981 (“La pazza storia del
mondo”) anche se poi l’attore-regista proseguirà la sua personale
carriera.
Ma soprattutto, nell’accezione più rigorosa di “film
demenziali”, si debbono a un trio di autori-sceneggiatori-registi,
quello formato da Jim Abrahams e dai fratelli David e Jerry Zucker, che
- insieme o separati - sono i principale creatori di un genere tutto
loro, fatto di freddure, anacoluti, controsensi, lazzi, sorprese.
“L’aereo più pazzo del mondo” segna la loro prima affermazione (1980) ma
forse gli esiti più esplosivi sono i due “Hot shot!” firmati da
Abrahams e i due film più una serie tv de “Una pallottola spuntata” che
riescono anche a riciclare un mediocre attore “serio” (Lesile Nilssen)
come nuovo “comico-icona”.
Netflix ridistribuisce ora “Top Secret!”,
parodia dei film di spionaggio, un po’ alla 007, con i nazisti, lo
scienziato rapito, la resistenza un po’ cialtrona, ma anche parodia dei
film di guerra, delle commedie musicali alla Elvis Presley e degli amori
adolescenziali tipo “Laguna Blu”. La comicità surreale del film è
abbondantemente basata sul nonsense e sui paradossi visivi a sorpresa.
Il ritmo delle trovate è diabolico, la prestazione canora di un
giovanissimo Val Kilmer godibile.
Resta una domanda che incuriosisce
soprattutto me: questo umorismo demenziale, apparentemente sprovveduto
ma legato a una ricca “cultura” di allusioni cinematografiche, e più in
generale la cultura del “non sense”, l’umorismo ebraico, che riscontro
possono avere oggi sulle giovani generazioni? Insomma funzionano? Si
accettano risposte e contributi in proposito
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