KUNG FURY



Esaltazione e parodia del videogioco. Questo filmetto svedese di circa mezz’ora, autoprodotto da un giovane autore con il sistema del crowdfunding, propone un condensato di fantasia e di ironia orchestrato secondo i moduli e le tecniche dell’era digitale. Kung Fury affronta i nemici elettronici, una generazione di trasformer di antica memoria, li abbatte secondo le tecniche delle arti marziali, esasperate dalle trappole del videogioco, cavalca la macchina del tempo per retrotrasferirsi nella Germania nazista e far fuori Hitler, sbaglia percorso e finisce in un tempo remoto della sua Svezia, cioè nella sua personale mitologia, con fanciulle vichinghe e divinità varie, compreso lo stesso Odino, si rimette in moto e compie la sua missione fra i nazisti, ridotti a un esercito di birilli da abbattere. 
Una guerra ridotta alla stadio meccanico, enfatizzata dall’accelerazione, con al centro proprio lui, impossibile super-eroe ammazzasette con l’espressione audace e ironica quanto stolida. L’ironia e la fantasia “ai tempi del computer”: vale proprio la pena di vederlo questo filmetto-parodia (2015), realizzato diretto e interpretato da David Sandberg, che ha già finito per proliferare in un videogioco, come quelli che violentemente parodizza. E insieme una lezione per noi adulti più che stagionati: la narrativa giovanile si è talmente fusa alla tecnica – vorrei dire al pensiero – digitale, che non solo non può prescinderne ma finisce per coincidere con essa. Occorre partire da questo assunto.

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