Quando
apparve nel 1983, con un Robert De Niro debordante e la partecipazione “seria”
di un comico come Jerry Lewis, questo film di Martin Scorsese fu un mezzo
flop. Troppo avveniristica forse la storiella di questo aspirante comico da tv
che ricorre anche al sequestro di persona per potersi conquistare il suo spazio
in uno show. C’erano state già parabole amare sul nascente potere della tv, a
cominciare da quella di Elia Kazan, “Un volto nella folla” (1957).
Ma quella
del giovane Scorsese, suffragato dal suo attore icona di allora, Robert De
Niro, più avanti sostituito dall’altro suo attore icona Leonardo Di Caprio, era
una favola dolceamara, uno scherzo da commedia, protratto sino al suo risvolto
un po’ macabro, sull’arrivismo e sulla ferocia che regolano i rapporti nel
mondo dello spettacolo televisivo.
Rivisto oggi, a trentacinque anni di distanza, appare non solo più
credibile ma anche più divertente. I nostri show quotidiani, le squallide
parate di comici che fanno ridere solo il pubblico dei convocati, cooptati e
figuranti, hanno reso credibile questo personaggio dell’homo televisivus a
tutti costi, a caccia di popolarità, fan petulante e ossessivo delle star-tv,
rompiscatole per definizione. Robert De Niro gioca a trecentosessanta gradi, è
l’incubo dei famosi, lo scalatore inadeguato che vuole conquistare la sua fetta
di fama a tutti i costi e forse potrebbe addirittura meritarsela. Accanto a lui
un Jerry Lewis che si preoccupa eccessivamente di fare il serio, sino ad
apparire un po’ ingessato e pleonastico.
Ma sì, rivediamoli questi vecchi film
degli anni ottanta, meno prepotenti e supponenti, ma attenti al costume e
aperti all’ironia, anche quando sono crudeli, quell’ironia sempre più rara da
incontrare, al cinema e fuori.
Nessun commento:
Posta un commento