Ideale sequel di “Under siege” (Trappola in alto mare) questo film del
1995, diretto da Geoff Murphy, è anche il secondo (e ultimo?) grande
successo di Steven Seagal, e del precedente ripete la formula (un uomo
solo, costretto in un luogo chiuso contro una banda di delinquenti).
Stavolta il luogo è addirittura un treno che corre a gran velocità
attraverso le Montagne Rocciose e la banda di terroristi che vi si è
istallata è in grado di dirottare una
spaventosa arma satellitare capace di sfruttare i fasci di particelle
per provocare sismi artificiali, costruita dalla solita CIA pasticciona
in dispregio delle disposizioni governative, per distruggere le
roccaforti della civiltà, cioè per colpire Washington, al fine di
provocare l'esplosione del reattore nucleare che i servizi segreti
nascondono sotto il Pentagono.
Azione dopo azione con la suspense a
tirare il filo. Il vecchio riposante manicheismo stile western con i
cattivi che sono veramente cattivi, senza crisi di coscienza e conflitti
psicanalitici (anche se il supercattivo è uno psicopatico), e il buono
che è un eroe senza macchia e senza paura, e qui il legnoso e massiccio
Steven tenta di somigliare a Schwarzenegger, senza peraltro avere
l’autoironia dell’ex culturista austriaco. I mitragliatori falciano
vittime e non s’inceppano mai, gli scontri sono disperati e violenti ma
fortunatamente non ancora ridotti a monotone e incolori competizioni da
video-gioco, come avviene negli odierni film. Gli effetti sono numerosi
ma non ancora digitali, quindi conservano una loro impossibile
credibilità: "Inutile dire che il divertimento è inversamente
proporzionale al tasso di credibilità delle azioni, che si susseguono a
ritmo incalzante senza un attimo di respiro”.
E’ bello e piacevole
rivedere questi due “Under siege” che ci riportano a una stagione
irrepetibile, forse ingiustamente snobbata.
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