Uno dei meriti non indifferenti del catalogo Netflix è quello di
proporre, oltre a serie tv e film esemplari, dei materiali
cinematografici che raramente avremmo la possibilità di vedere in altri
circuiti, se non “fuori concorso” in qualche rassegna minore. “Creep” è
uno di questi, tutti ripreso “in soggettiva” - si diceva una volta -
cioè con la cinepresa guidata da un operatore che segue dal vivo una
porzione di realtà registrandola senza lenocini formali, almeno apparenti.
Ci narra, o meglio ci fa assistere a una giornata di ripresa
commissionata ad un operatore da uno sconosciuto committente. E per la
prima mezz’ora abbondante l’operatore ingaggiato esegue l’incarico di
questo singolare individuo che, a un passo dalla morte per tumore, vuole
fissare le ultime immagini patetiche e sorridenti di se stesso come
messaggio al figlio nascituro che non potrà mai conoscere. Davanti
all’occhio della telecamera il nostro Josif improvvisa e si confessa
(una sconvolgente prova d’attore) e dell’operatore si fa amico, sino a
confessare e fargli rivelare le più intime debolezze. E’ di gran lunga
la cosa più bella del film questa giornata di riprese “improvvisate” fra
la villetta di montagna e la campagna sassosa, la cascatella a forma di
cuore, le corse e le rincorse.
Ma a metà inoltrata il film cambia
registro. Una telefonata di una donna rivela all’operatore che il suo
gentile committente è in realtà un individuo pericoloso, ha simulato una
vita e una storia che non esiste. Sempre sotto l’occhio impassibile
della telecamera, via via piazzata e abbandonata in vari angoli
dell’abitazione, Aaron l’operatore diventa lui stesso un personaggio
della storia cercando di sottrarsi a questa oscura quanto
incomprensibile minaccia, anzi persecuzione. La storia avrà un esito
sconvolgente che non riveliamo ma che comunque fa rientrare il film nel
novero degli horror o dei thriller che dir si voglia. Peccato, perché
l’impostazione poteva promettere anche di meglio.
Comunque è assodato
che questa e simili esperienze, provvidenzialmente offerte da Netflix,
dilatino lo stesso concetto di cinema che ci siamo fatti sino ad oggi.
Oltre ai macroscopici colossal e ai centoni di effetti virtuali, il
cinema – anche grazie all’evoluzione della tecnologia – può prometterci e
offrirci altro.
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