Una commedia che dovrebbe essere divertente e forse lo è, tutto sta ad
accontentarsi. Commedia, ma con un fondo di tristezza nel vedere la
promettente diva di “Harry ti presento Sally”, 1989, la spumeggiante Meg
Ryan dal sorriso irresistibile, rinforzata dai siliconi e dal
butulinico, gigioneggiare per mostrare una freschezza da quarantenne ben
portante che ormai non è più. E accanto a lei un Banderas
abbronzatissimo fare un po’ la parodia del bel Banderas del
1998, ormai più assimilabile all’impareggiabile fornaio-biscottiere del
Mulino Bianco che all’irresistibile giovane Zorro. A chiudere il trio
di una distribuzione un po’ abborracciata il giovane Colin Hanks che al
padre ha carpito solo una certa somiglianza ma non certo la bravura.
Ma
il film è soprattutto a servizio della Ryan che folleggia, diventata una
silfide dopo l’inizio in cui, grazie al morphing, era camuffata da
grassona, ne fa di cotte e di crude, frequenta giovani ragazzi e ha una
vita sociale molto intensa. Rinfantilita in quanto agli amori, ha un
severo giudice nel morigerato figliolo che lavora per l’FBI, sulle
tracce di un famigerato ladro d’arte che, guarda caso, diventa il
boy-friend di sua madre.
Nel scoppiettante finale, nella contaminazione
fra action, thriller e risate, specialità dell’autore-regista Gorge
Gallo (“Prima di mezzanotte”), il tentato furto viene sventato e il
Banderas si rivela in extremis non il paventato ladrone ma l’agente in
incognito della solita CIA con finale in gloria.
Ci siamo divertiti?
Forse no, ma poteva andar peggio.
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