Ha quasi vent’anni questo gentile romantico film inglese, scritto e
diretto da William Nicholson, sceneggiatore drammaturgo e romanziere
nella sua unica prova di regista, che ha il suo punto di forza
nell’interpretazione, carismatica quanto controllata, di Sophie Marceau.
Siamo nel I837: una giovinetta, per salvare il padre da una catastrofe
economica, accetta di partorire un figlio a un ricco signore inglese.
Come da accordi, la bimba le viene sottratta appena nata.
Trascorrono sei anni e vediamo la giovane questuare un posto di
governante presso la famiglia che le ha carpito la figlia e che ella è
riuscita a rintracciare. La giovane donna riuscirà a conquistarsi la
fiducia della bimba nonché l’amore dell’uomo che le ha carpito la
fertilità per ottenere un erede, poichè un grave incidente ha costretto
per molti anni sua moglie in un irreversibile coma.
La vicenda – che sa
un po’ della brontiana Jane Eyre e un po’ di Jane Austen - è raccontata
con il classico nitore inglese, dal cast alla scenografia, ai costumi, e
ci riporta a un’epoca ormai trascorsa in cui anche il cinema del grande
schermo non trascurava il romanticismo, nonché i finali tristi quanto
consolatori. Sophie Marceau illumina il film con la sua luce discreta
quanto intensa – la luce del focolare come suggerisce il titolo -
accanto a un efficace Stephen Dillane ed a perfetti caratteristi, come
da tradizione britannica.
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