La tragedia dell’11 settembre 2001 è stata evocata direttamente o
indirettamente da molte “commemorazioni” cinematografiche, a cominciare
da “World Trade Center” (2006) di Oliver Stone. A questa certo non
auspicata teoria si aggiunge anche questo “Molto forte incredibilmente
vicino” (2011) diretto da Stephen Daldry e tratto dal romanzo di
Jonathan Safran Foer, che ne tratta solo indirettamente e in modo
traslato.
Una famigliola felice, un rapporto tenerissimo e privilegiato
fra un ragazzo di nove anni e suo padre, che perirà nella sciagura. Ciò
produce ovviamente un forte trauma nel ragazzo che da un lato cova il
rimorso di non aver risposto alla sua estrema telefonata dalla torre in
dissoluzione, all’altro vuole perpetuarne il ricordo scovando il
destinatario di una chiavetta che suo padre ha nascosto dentro un vaso.
La ricerca sarà lunga e capziosa attraverso una New York lacerata nel
morale e negli affetti e si concluderà ma non in modo miracolistico,
perché quella chiave è solo il lascito di un altro padre ad un figlio
ignorato, capitata per sbaglio nelle mani del suo genitore.
Ma la
ricerca sarà servita al ragazzo per aprirsi a un mondo diverso e
riscoprire l’affetto, forse tenuto in secondo piano, di una madre
affettuosa che ha seguito di nascosto i passi della sua straziante
ricerca. Ho trascurato la presenza di un nonno “apocrifo” e muto, che
parla solo scrivendo biglietti, riconquistato alla famiglia.
Un film
tenero e gentile, nato evidentemente nel clima rievocativo della
sciagura, ma senza i colpi bassi di una scoperta e programmatica
commozione. Il ragazzo è bravo ed ha il merito di non essere stato
scelto fra le faccine di prammatica, quelle fasullamente “belline” per
far intenerire. I genitori sono due star – Tom Hanks e Sandra Bullock –
evidentemente cooptati all’operazione, che riescono a dare smalto, pur
con una limitata presenza, ai loro due personaggi. Lo pseudo nonno è Max
von Sydow, molto vecchio ma ancora capaci d’imporsi anche senza
parlare. C’è anche una breve “comparsata” – o cammeo che dir si voglia -
di John Goodman.