Nella bancarella dei film usati ospitata da Netflix ho scovato un film
prodotto nel 1986, “Il giorno della Luna nera” di Harley Cokeliss,
abissalmente distante per concezione e fattura da come si cucinano oggi i
thriller, un film algido e legnoso che è debitore nei confronti del
“noir francese”, ma nella versione Chabrol anni Settanta, del modo di
concepire e rappresentare questi eroi senza storia, che si agitano senza
emozionarsi in un mondo violento quanto
inconcepibile. Un modo curioso di raccontare, molto datato, in cui i
personaggi piovono dal nulla e nel nulla scompaiono, definiti soltanto
da insistite riprese di volti, ma senza spessore, lasciando perdere
psicologie e antecedenti biografici. Impossibile definire come nascano e
perchè, chi siano i buoni e chi i cattivi.
La storia, facilmente
riassumibile e invece irraccontabile, si trascina assemblando momenti,
talora anche ben descritti: un inseguimento, una rapina, una
cazzottatura violenta e brutale, all’antica, calci e pugni senza arti
marziali di mezzo, da cui il cosiddetto eroe senza qualità risorge con
un solo piccolo livido alla tempia, una spedizione punitiva molto ben
congegnata, un’automobile futuribile che sembra rubata a Batman, un
garage planetario usato come quartier generale dai “poco di buono”, il
tutto assemblato senza suspense, in modo algido, con la firma di John
Carpenter come sceneggiatore, il quale vi esibisce anche
Linda Hamilton, reduce da “Terminator”. Altrettanto singolare e datata è
l’interpretazione, con un giovane Tommy Lee Jones che fa il verso a un
Eddie Constantine aggiornato, ma senza averne il risvolto umoristico,
con il suo classico volto da “duro” bloccato in un’espressione costante,
e una Linda Hamilton, pettinata in modo impossibile, che ama e agisce
da automa appassionato. C’è anche il solito cattivo di prammatica,
Robert Vaughn, che non riesce nemmeno a capire perchè deve essere così
cattivo. E la musica un po’ astrale di Lalo Schifrin a commentare
stancamente il tutto.
Protagonisti, antagonisti e comprimari condividono
la stessa sconsolante mediocrità e, stando a questa prova, non è dato
supporre che diverranno ottimi attori. Che distanza abissale dal
thriller targato duemila, con i suoi personaggi nevrotici e
ossessionati... Quelli di questo film si portano dietro il destino di
“eroi maledetti” ma senza brividi e commistioni emozionali, anche quando
fanno l’amore o distruggono fisicamente l’avversario. Per chi e perché?
Per sottrarre una videocassetta, per fare un favore all’immancabile
CIA, per recuperare una macchina rubata, per riconsegnare l’una e
l’altra a qualcuno che ne è il legittimo o illegittimo proprietario?
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