CHICKEN PARK



In America è di moda abbinare alla classifica per i film più belli - gli Oscar - quella per i film più brutti e per le interpretazioni più disastrate dell’anno – Razzie Awards - : ognuno si diverte come può. Con un gusto che ha del sadico Netflix ha messo in cartellone quello che ha la fama di essere il film italiano più brutto di tutti i tempi, “Chicken Park” interpretato e firmato da Jerry Calà con l’ausilio e il supporto di Galliano Juso.
Fama scroccata, diciamo noi dove averlo diligentemente visionato. C’è o c’era in giro molto di peggio. Il film è il classico esempio del film all’italiana, furbo quanto povero, un’ingenua parodia di “Jurassic Park” realizzata con grandi teste e zampe in cartapesta di polli-gigante e con l’uso di immagini in sovrimpressione con personaggi resi piccolini accanto a polli grandi come dinosauri, effetti ottici che ricordano quelli del vecchio King-Kong del 1933 e sono altrettanto approssimati, con giungle e parchi ritagliati a Santo Domingo con il benevolo appoggio delle autorità locali, dove la fantasia e l’arte d’arrangiarsi cinematografica – specialità tutta nostrana di cui ho fatto uso più volte anch’io - suppliscono ai mezzi e alla carenza del budget. Una critica o un complimento? L’una e l’altro. 
Perché il filmetto, ad onta di alcuni inutili e insistite variazioni pseudo-erotiche, è un raro esempio di tentativo demenziale, zeppo di allusioni e citazioni parodistiche (dal “Jurassic Park” di Stevens alla “Rosa purpurea” di Woody Allen, alla televisiva “Famiglia Addams”), con una serie di gag che talvolta funzionano. Il limite è dato anche dall’approssimazione volonterosa degli interpreti nonché dalla fragilità di Jerry Calà, simpatica presenza in tanti filmetti ma incapace di sostenere un personaggio – comico? – per un intero film. 
No, carissimi spettatori, ho visto molto di peggio. Non stracciamoci le vesti per un divertimento dove le ideuzze e le gag sovrastano la disponibilità economica, dove s’inventa e si racconta un po’ a braccia. Il surreale e il demenziale è così raro nei nostri film seriosi – seriosi compresi quelli comici – che possiamo anche accontentarci.

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