Vorrei affermare, o meglio ribadire, la piena legittimità del film
cretino. Non è necessario che tutti i film – come tutti i dischi, tutti i
libri, tutte le serie tv o tutti i giochi di società – debbono essere
intelligenti o perlomeno innocui o placidamente evasivi. No, ha pieno
diritto di esistere anche un film cretino. Ma stavolta si esagera.
Voglio parlare di “The trouth about love” (2005) che sarebbe come dire
“La verità sull’amore”. Un’offesa all’amore
ridotta a uno stolido affare di corna. Ma corna tranquille, amplificate
nei discorsi, intrecciate a giochetti erotici da ex casa chiusa. Lo
spunto: per troppa precipitazione un tizio invia un cosiddetto “San
Valentino” alla moglie del suo migliore amico. Di qui si scatena un
gioco delle coppie degno della peggior pochade francese di fine secolo,
ma quelle almeno facevano ridere. Amante e moglie a fare a gara per
riconquistare gli ardori scemati di un avocato con la faccia da cretino,
sorelle il cui unico legame affettivo è parlare delle prestazioni dei
rispettivi maschi, ma alla fine va tutto a posto e la protagonista potrà
raggiungere l’amato inconfesso che, perse le speranze, sta per prendere
il volo.
Raccontato così potrebbe addirittura sembrare divertente, ma
in realtà non lo è, nonostante l’intraprendente protagonista, Jennifer
Love Hewitt, celebrata divetta della canzone e della tv, sia
onnipresente e ne faccia di tutti i colori. E non lo è anche per la
scelta degli altri interpreti che, pur prodigandosi in cachinni,
risultano pochi centimetri al di sopra dello squallore. Insomma un
campionario pressoché completo delle gag che un tempo - ma oggi ancor di
più - sembrano caratterizzare la commedia americana dell’ultima
generazione, ma offerte a livello minimo. E’ questo l’andazzo di quella
che una volta si chiamava la “sophisticated comedy”?
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