STRANGER THINGS


Dopo sgradevoli vicissitudini personali che ne hanno spezzato la carriera e alcune successive deludenti prove, torna al lavoro Winona Rider, singolare attrice più volte candidata agli Oscar e di cui ricordiamo memorabili interpretazioni, dagli esordi da adolescente alle indimenticabili presenze in “Edward mani di forbice” (1990, “La seduzione del male” (1996), ecc. Logorata dagli anni ma più dagli infortuni è il fiore all’occhiello di questa breve serie in otto episodi che affronta le avventure, fra metapsichiche e fantascientifiche, di una bambina scampata alle torture della solita CIA o cricca similare, cioè ad una congrega consacrata a compiere spericolati esperimenti per allargare gli orizzonti mentali dei fanciulli che producono la proliferazione di fenomeni abnormi, collocati in un’altra dimensione del mondo reale, cioè in un "sottosopra" popolato da mostruose creature. 
Autentici protagonisti della serie un gruppo di bambini – sul tipo di quelli che salvano E.T. - intenti a strappare la piccola sopravissuta alle grinfie dei cattivi. Cattivi violenti e spregiudicati, veri e propri mostri tipo “Alien” e una bambina che ha sviluppato strani poteri di cui è padrona e schiava, il tutto nel clima di paranoia degli anni della guerra fredda, con i suoi laboratori segreti e le sue recinzioni.
Creata da due giovani fratelli, Matt e Ross Duffer, la serie attinge a piene mani a quanto il cinema ha prodotto nel genere ed è debitrice delle atmosfere e degli incubi di Stephen King ma anche ai film di John Carpenter, Steven Spielberg, Gorge Lucas, Rob Reiner. Non per nulla è stata definita dagli stessi autori come “una lettera d’amore ai classici degli anni ottanta che hanno affascinato una generazione». A questi classici la serie è debitrice ma è anche cucinata secondo le odierne formule dei serial tv che ad una logica narrativa di tipo consequenziale hanno sostituito una costruzione parcellizzata, per frammenti narrativi, in grado di distribuire i plot lungo l’arco di un episodio e poi dell’intera storia, senza la necessità cogente che i conti tornino sempre, ammettendo nel racconto ambiguità e anomalie. 
Brillante la scelta dei tre ragazzini che formano il gruppetto e degli altri interpreti fra cui spicca la stupefacente Millie Bobby Brown, due occhi non facili da dimenticare.

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