Harry Potter contro i neonazisti.
Daniel Radcliffe, alla seconda o
terza sortita da adulto fuori dal personaggio Harry Potter che lo ha
tenuto impegnato sin dalla più tenera infanzia, è un giovane agente
dell’antiterrorismo della FBI, un po’ ridicolizzato da quel fisico
gracile e dai grandi occhialoni da vista. Sino a quando un’agente
scaltra e dall’occhio lungo (Toni Collette) lo introduce come infiltrato
nel mondo dell’estrema destra fascista, razzista e neonazista.
Un mondo
che, stando alla rappresentazione che ne fa in questo “Imperium” il
regista Daniel Ragussis, qui alla sua opera prima, è vasto e
differenziato, dagli estremisti ai movimenti razzisti tipo Ku Klux
Klan, agli illusi in relativa buona fede, ai facinorosi di ogni risma. E
Daniel, trasformandosi quanto basta, riesce a penetrare in quel mondo
esplorandone la fauna, le diverse cellule terroristiche, ed entrando
addirittura in contatto con il capo carismatico, paladino nei medium di
una nuova America che, alla fine, si rivelerà solo un cialtrone mettendo
in crisi la credibilità dell’agente. Ma Harry Potter non si arrende e
alla fine si riscatterà sventando un micidiale attentato e impedendo
l’esplosione di un micidiale ordigno, salva così un’innocua famigliola e
provoca l’arresto dei principali responsabili. Tutto bene quindi e il
piccolo eroe può tornare alla sua scrivania fra gli applausi dei
commilitoni.
Il film, ispirato alle memorie dell’agente FBI Michael German, che trascorse venti mesi tra il 1992 e il 1993 sotto copertura in un gruppo di neonazisti, ci immerge in un mondo inesplorato,di cui ci fa conoscere le varie facce, gli illusi in buona fede, i facinorosi, i nostalgici, i delinquenti, i cialtroni. Una disamina accurata che s’intreccia a un racconto saldo, “teso, coinvolgente ed inquietante”, come lo ha definito il “Los Angeles Times”.
Il film, ispirato alle memorie dell’agente FBI Michael German, che trascorse venti mesi tra il 1992 e il 1993 sotto copertura in un gruppo di neonazisti, ci immerge in un mondo inesplorato,di cui ci fa conoscere le varie facce, gli illusi in buona fede, i facinorosi, i nostalgici, i delinquenti, i cialtroni. Una disamina accurata che s’intreccia a un racconto saldo, “teso, coinvolgente ed inquietante”, come lo ha definito il “Los Angeles Times”.
Ci resta il dubbio – per
nostra personale ignoranza - su quali siano o siano state le concrete
dimensioni del fenomeno, che qui ci appare sovrastimato, tanto da
rivaleggiare con il terrorismo islamista. Quanto a Daniel Ratcliffe, in
un ruolo difficile quanto impervio, se la cava in modo egregio.
Nessun commento:
Posta un commento