Sfornato dalla sapiente cucina di Steven Spielberg, questo “Amore, cucina e curry” (2014) parla d’integrazione, di profughi indiani, di cucina molecolare, di stelle Michelin e d’amore.
Un piccolo film firmato dalla sapiente regia di Lasse Hallstrom, che racconta con garbo una piccola storia: una famiglia di ristoratori indiani emigra in Francia e approda, pronubi i freni della loro macchina che inaspettatamente vanno in tilt, in un certo paese, dove il patriarca ha la buona-cattiva idea d’impiantare il proprio ristorante etnico proprio di fronte al locale raffinato gestito da una zitella gelosa della propria stella Michelin. Ma il giovane rampollo indiano è un prodigio ai fornelli e la stessa cocciuta antagonista - che poi sarebbe Helen Mirren – dopo aver tentato d’umiliarlo, dovrà riconoscere la sua bravura e lo arruolerà per lanciarlo nel mondo dell’alta gastronomia. Il giovane va a Parigi, sfonda nel mondo della cucina molecolare, fatta di inganni e non solo gastronomici, poi ci ripensa, torna al paesello per ritrovare l’amore, le soddisfazioni, una famiglia affettuosa e una cucina senza trucchi. Grande “embrassons nous” e finale in gloria.
A volte scontato e prevedibile, a volte ingenuo, il filmetto va avanti spedito e si va vedere con amabilità. Un po’ buonista e alquanto improbabile è una fiaba culinaria ben costruita e diretta, adatta alle famiglie. La Mirren fa quanto le suggerisce il copione ed è più che in grado di cavarsela con classe. Tutti simpatici gli altri interpreti, e ogni ingrediente è usato correttamente, come si addice a una cucina ben avviata.