Un bambino ferito e smarrito che cammina solitario lungo una via di
campagna viene raccolto da una macchina di passaggio e condotto in
ospedale. Non parla, è completamente atono. Individuata la madre,
un’avvocatessa di successo, questa rivela agli inquirenti che suo figlio
è sordomuto dalla nascita. Ma chi ha tentato di rapirlo all’ingresso
della sua scuola? Il bimbo aiuta a ricostruirne l’identikit e
nell’archivio delle foto individua il suo rapitore, un pregiudicato
che vive d’espedienti. Dunque tutto risolto? E invece no, perché
l’avventura incomincia solo ora.
Ma perchè raccontare oltre di questo
film spagnolo che Netflix propone con i soli sottotitoli italiani? Il
seguito è imprevedibile. Sulla mendace indicazione del bambino,
inventata per nascondere uno squallido caso di bullismo, il “cattivo”
della situazione monta una truffa estremamente elaborata di cui sino al
finale non conosceremo la soluzione. Ma non vi aspettate un film dalle
tensioni esasperate e dalle suggestioni spettacolari, un misto fra il
thriller e il film d’azione all’americana!
Il film ha la sua forza
proprio puntando su una narrazione distesa, con un interesse e una
tensione che nascono dalle cose e non da artifici di sceneggiatura.
Rigoroso e fluido nelle riprese, puntuale e attento nella scelta e nella
resa degli interpreti, “Boy Missing” è la riprova di come si possa far
cinema, e buon cinema, senza bisogno di ricorrere a soluzioni già
preconfezionate in partenza. E senza ricorrere agli espedienti del
thriller o alle stampelle del divismo, sia pure casereccio, come da noi
in Italia. Film di genere? Buon cinema innanzi tutto!
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