C’è un giochetto adottato da qualche sequenza comica o da qualche
comunicato commerciale: come se la proiezione girasse alla rovescia le
azioni vanno a ritroso, dalla conclusione alla partenza. Oren Uziel,
regista-autore di questo singolare “Shimmer Lake” (2017) eleva il
giochetto divertente alla dignità di formula narrativa.
Il film è diviso a blocchi temporali: si va dal più recente al più remoto. Sbigottiti da una porzione di storia di cui non capiamo il senso né individuiamo i personaggi, recuperiamo poi il momento procedente e così, per blocchi successivi, risaliamo sino al primo. E nel gioco assistiamo a una continua rivoluzione dei personaggi e dei “valori” che ci appaiono in continua trasformazione.
Tutto bello, se il gioco non scoprisse un po’ la corda e creasse qualche motivo, forse involontario, di confusione. Navighiamo senza bussola, in un continuo rovesciamento delle responsabilità, sino a scoprire che il più “positivo” dei personaggi tanto positivo non è. Un espediente? O semplicemente un modo furbo per accreditare come singolare un film che, quanto a regia, costruzione della storia, attori e personaggi, non fa certo gridare al miracolo!
Il film è diviso a blocchi temporali: si va dal più recente al più remoto. Sbigottiti da una porzione di storia di cui non capiamo il senso né individuiamo i personaggi, recuperiamo poi il momento procedente e così, per blocchi successivi, risaliamo sino al primo. E nel gioco assistiamo a una continua rivoluzione dei personaggi e dei “valori” che ci appaiono in continua trasformazione.
Tutto bello, se il gioco non scoprisse un po’ la corda e creasse qualche motivo, forse involontario, di confusione. Navighiamo senza bussola, in un continuo rovesciamento delle responsabilità, sino a scoprire che il più “positivo” dei personaggi tanto positivo non è. Un espediente? O semplicemente un modo furbo per accreditare come singolare un film che, quanto a regia, costruzione della storia, attori e personaggi, non fa certo gridare al miracolo!