DOVE ERAVAMO RIMASTI


Titolo italiano cretino per un film che certo cretino non è, firmato da Jonathan Demme e con una Merryl Streep visibilmente entusiasta di cantare di nuovo.
Commenti inopportuni a parte veniamo al film: una madre “degenere”, evidentemente rovinata dal Sessantotto, ha abbandonato da anni la prole per inseguire il suo sogno – forse un po’ tardivo – di fare la cantante rock. In uno di quel disgraziati connubi fra l’osteria e il pub della provincia americana la donna delizia il suo sparuto pubblico di disincantati spettatori assieme a un compagno di chitarra che è - o diventerà - anche un compagno di vita. Un tentativo, tardivo quanto fallito, di riconquistare i figli e di capirne l’attuale situazione. La presa di coscienza della realtà, poi la finale riconquista della figliolanza nella reciproca accettazione delle diversità sviluppatesi dagli anni del distacco. 
Il film, inframmezzato dalle esibizioni della Streep, è delicato e ricco di notazioni psicologicamente acute; Merryl – manco a dirlo – è straordinaria e ritrova, dopo qualche evasione discutibile in anni recenti – il suo spessore di grande insostituibile attrice.

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