Ai miei tempi i film erano delle meteore, occorreva coglierli al loro
passaggio, nel giro di pochi mesi, e poi sparivano nei meandri della
memoria per chi aveva avuto la fortuna di acchiapparli in un locale di
prima seconda o terza visione, quelli che a Roma si chiamano i
“pidocchietti”. Oggi no, le televisioni e i DVD ci permettono di
compiere ricognizioni dirette e a distanza di anni.
Venticinque dalla
comparsa di un film come “Vite sospese”, un singolare film che
potremmo definire di spionaggio, attorno a una pagina di storia. Il
nazismo e gli ebrei. Curioso film? Direi un filmone, con ricostruzioni
attente quanto grandiose, in anni in cui le scenografie e il numero
delle comparse non potevano essere adulterati dal computer. Con un
gruppo di attori di prim’ordine, da Melanie Griffith, un’attrice troppo
presto scomparsa dalla vita artistica attiva, a Michael Douglas, e c’è
persino John Gielgud, il mito shakespeariono, in una parte minore. E
pensare che nel 1992 “Vite sospese” si accaparrò tutti i “Razzie Awards”
come peggior film dell’anno.
Si fanno più film di questo tipo?
Sceneggiature ben calibrate, storie avvincenti, contesto storico
attentamente ricostruito, attenta regia e anche un pizzico di umorismo
con cui il personaggio principale modula il suo personaggio. Forse sì.
Ma guarda un po’, in questo momento non me ne viene in mente nemmeno
uno!
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