Remake di un film spagnolo dell’anno prima, “Quarantine” (2008) declina
all’ennesima potenza il criterio della cinepresa protagonista. Ci sono
due principali ruoli a cui può assolvere una cinepresa: essere
testimone, cioè assumere una posizione “al di fuori” della situazione
che sta riprendendo, o essere “personaggio”, cioè prendere parte
all’azione e porsi al suo interno.
In “Quarantine” la telecamera in
questione, amministrata da una pimpante telecronista, è impegnata
in un banale servizio televisivo su una giornata accanto ai Vigili del
fuoco, ma finirà impigliata nel contesto in cui sta muovendosi divenendo
fatalmente partecipe di quanto sta accadendo, anzi ne è travolta,
insieme alla cronista che dovrebbe guidarne l’azione: registra quanto
accade in modo provvisorio, improvvisato, sgrammaticato, per seguire lo
svolgersi drammatico degli avvenimenti, ne coinvolta. L’azione si fa
vieppiù drammatica: la squadra dei Vigili è stata convocata in un certo
stabile per controllare le esuberanze aggressive di una vecchia
coinquilina, ma assisterà allo scatenarsi di un epidemia di rabbia che
contagia via via tutti i condomini. Telecamera e giovane cronista sono
entrambe prigioniere, fra un popolo di disperati progressivamente
contagiati dalla malattia che si trasforma in epidemia contagiosa per
cui viene impedito a tutti – telecamera compresa – di abbandonare lo
stabile. Dopo un frivolo inizio “à la manière de” l’azione precipita, il
dramma assume toni drammatici, disumani. E la telecamera impazzisce,
unica testimone di un dramma nell’attimo stesso in cui si sta svolgendo.
Un film singolare, potente, inconsueto, direi un esperimento unico e
forse difficilmente ripetibile: La “camera a mano”, in costante
movimento, alla ricerca della messa a fuoco, con rapidi e sommari
spostamenti d’attenzione, testimonia tutto senza soluzione di
continuità. L’assunto del regista è di essere estremamente realistico
nella forma come nei contenuti, come in un rigoroso quanto impossibile
documento di cinema-verité. Resta l’equivoco di una telecamera
protagonista che deve sempre e comunque muoversi e aggiornarsi, anche
quando l’azione potrebbe non richiederlo e che quindi talvolta esaspera
un po’ gratuitamente i propri movimenti.
Fra gli interpreti – tutti veri
più che bravissimi – domina la brava Jennifer Carpenter che avevano
conosciuto come colonna portante delle serie Dexter.