Cadono i miti come cadono le foglie in questo incipiente autunno.
Crollato in buona parte il mito dell’irresistibile spione 007, un po’
svenduti quelli di Batman e Spiderman è la volta del Santo, il ladro
gentiluomo un po’ scopiazzato da Arsenio Lupin con in più un fondo
umanitario e caritatevole alla Robin Hood. E’ il personaggio creato da
Leslie Charteris nel 1928, che fece la fortuna di Roger Moore e forse fu
per lui il trampolino di lancio verso il più valido e sicuramente
il più simpatico dei James Bond.
C’era già stato nel 1997 un film poco
riuscito con Val Kilmer, altrettanto poco riuscito il nuovo remake,
pilota di una progettata serie tv, anche se tenta di riannodarsi alle
origini del personaggio mostrandone, attraverso contenuti flashback, la
nascita e “formazione” (chiamiamola così).
Due gravi difetti fra i
tanti: primo, l’inane tentativo di riassumere la vicenda di Simon
Templar, diluita all’origine in molti romanzi e altrettanti telefilm, in
un unico film, quasi uno spasmodico e inutile riassunto. Secondo: a
parte un rapido cenno alle finalità altruistiche delle sue imprese, il
tutto viene ricondotto alle dimensioni di un normale e scontato film
d’azione, abbastanza confuso e ripetitivo. Quanto al carisma del
protagonista e degli altri personaggi, lasciamo perdere.
Unico effimero
d’interesse il rapidissimo cammeo del vecchio Roger Moore, ormai
appannato ma non privo di quella sua sottile carica auto-ironica.
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